venerdì 13 ottobre 2023

RITUALE HAMMAM


Fra le tecniche olistiche di purificazione corporea non possiamo dimenticare quello che può, a ragione, essere considerato il rituale per eccellenza, L’HAMMAM.

La sua origine possiamo collocarla nel periodo delle conquiste romane nell’attuale Turchia dove le culture occidentali e arabe si incontrarono e, possiamo pensare, si fusero in alcuni costumi come quello delle terme romane e i “bagni turchi” che in realtà davvero molto avevano in comune.

La radice della parola Hammam indica Calore in tutti i suoi aspetti, rabbia, febbre, come anche ardore e passione ma soprattutto il Calore, il bagno caldo per eccellenza.

Questo tipo di trattamento si sparse in tutto il mondo arabo, dalla zona del Sahara occidentale, in tutto il nord Africa e addirittura nella penisola arabica e da ognuna di queste culture prese delle caratteristiche leggermente differenti sia per i prodotti utilizzati che per le modalità del loro utilizzo.

Ciò che accumuna queste tecniche è comunque sempre il benessere e la salute della persona.

Nel tempo e soprattutto per il largo utilizzo che venne fatto di questo rituale nella zona del Marocco e in particolare dalla popolazione Berbera, si è giunti ad una omogeneità di trattamento che prevede alcuni passaggi ben precisi e altrettanto precisi materiali.


Prima di addentrarci nella specificità del rituale dobbiamo comprenderne bene il suo utilizzo e i benefici che può portarci.

In alcune culture nord africane viene chiamato “il silenzioso guaritore”, l’Hammam è un luogo dove vivere al meglio una pratica igienica piacevole e profonda, un vero e proprio toccasana per il corpo e per la mente.

Oggi la moda ha soppiantato il vero spirito dell’Hammam, che in realtà è una pratica salutistica in primo luogo, non certo l’ostentazione di ambienti che scimmiottano una cultura lontana anni luce dalla nostra.

Sappiamo bene l’importanza che la religione islamica pone nei confronti della pulizia corporea e la regola delle abluzioni prima delle 5 preghiere giornaliere, non stupisce quindi l’attenzione posta negli Hammam al riguardo.

Per pulizia corporea possiamo pensare subito a quella esteriore ovvero alla detersione cutanea, alla salute della nostra pelle che oggi sappiamo essere il confine, il contatto con il nostro esterno.

Se tengo questo confine pulito, se mi prendo cura di questa barriera nei confronti degli altri o del mondo sicuramente questo contatto sarà migliore, più sincero e corretto.

Allo stesso tempo la cute e la sua energia potrà svolgere al meglio la sua funzione di protezione e di filtro.

Partendo da questo presupposto possiamo vedere come questo trattamento possa sviluppare la secrezione di endorfine come anche sciogliere le tensioni muscolari e avere un effetto rilassante sul nostro sistema nervoso e oggi ne abbiamo sempre più bisogno.


Stiamo parlando di un trattamento composito, formato da almeno tre passaggi fondamentali, ognuno dei quali utilizza materiali e manualità differenti e sinergiche.

Nei classici massaggi olistici, l’effetto desiderato è raggiunto con manualità particolari o attraverso l’utilizzo di un mezzo, ad esempio gli oli essenziali, le pietre calde nell’Hot Stone massage, i diapason, la moxa e altri ancora.

Molto raramente una tecnica olistica è composta al suo interno da più strumenti o manualità tutte sinergiche e concorrenti ad un solo scopo, questo invece è proprio il caso del rituale HAMMAM.

La base fondamentale di questo rituale sono proprio questi tre pilastri che lo formano e ne compongono la struttura.

Li possiamo ridurre a tre parole, Sapone, Argilla, Argan.

Prima però di addentrarci all’interno di questi pilastri dobbiamo pensare al luogo dove si svolgeranno, e la parola Hammam, aldilà del significato letterale è diventato nel tempo sinonimo di LUOGO, un luogo dove si pratica la salute, dove si sta bene, dove si viene curati e perché no coccolati.

Il luogo non è altro che una stanza dove si può usare l’acqua su un piano dove stiamo distesi, in pratica un lettino che ha la possibilità di usare un getto più o meno intenso di acqua calda corrente, una doccia e non molto altro.

Tutto molto semplice, pochi fronzoli e tanto benessere.

Il primo pilastro abbiamo detto essere il Sapone, è un sapone particolare che prende il nome di Beldi o sapone nero marocchino.

È fatto senza l’uso di soda caustica e l’elemento saponificatore è l’idrossido di potassio che rende il preparato della consistenza di un gel.

La parte grassa da saponificare è l’olio di oliva e le olive stesse denocciolate che vengono frullate assieme all’olio e poi cotte a bassissima temperatura con il saponificante per diverse ore anche sei, sette ore fino al raggiungimento di una consistenza morbida e setosa.

Una volta fatto il sapone va lasciato stagionare per almeno 60 giorni in modo che si asciughi il più possibile e raggiunga il suo stato ottimale.

Questo sapone viene steso con un leggero massaggio su tutto il corpo e “lavorato” con l’utilizzo di una manopola di viscosa naturale che effettua un intenso scrub cutaneo.

Il primo effetto è sicuramente l’eliminazione delle cellule morte e la conseguente riattivazione circolatoria, sia ematica che linfatica.

Migliora l’ossigenazione delle cellule del derma ed è ovviamente indicatissima per le stasi linfatiche, la cellulite e per il trofismo cutaneo.

Il secondo pilastro, l’Argilla!

Sappiamo bene come l’utilizzo dell’argilla sia stato uno dei mezzi più comuni per i più disparati malanni.

Impacchi, cataplasmi, massaggi e beveroni sono stai utilizzati per centinaia di anni da tantissime popolazioni, le argille hanno effettivamente tantissime applicazioni e qualità terapeutiche.

Nel rituale Hammam si utilizza una terra particolare, ovvero l’argilla Ghassoul (o Rhassoul) che viene estratta in alcuni giacimenti nella valle di Moulouya sui monti del medio Atlante in Marocco.

L’estrazione è effettuata in miniere sotterranee e successivamente, la terra, è trattata con acqua per ripulirla da eventuali impurità.

A differenza delle argille europee, l’argilla Ghassoul se sciolta in acqua non crea un “fango” ma rimane in sospensione come fosse semplicemente emulsionata, spesso dà origine ad una leggera schiuma che le fa prendere il nome di argilla saponaria.

Questa emulsione creata al momento e convenientemente sciolta in un decotto di alloro, viene spalmata e massaggiata su tutto il corpo con movimenti lenti e profondi, spesso e molto utilmente anche sui capelli e il cuoio capelluto.



Le donne berbere la utilizzavano come maschera di bellezza proprio per i capelli che risultavano lucidi e setosi.

Prima dell’ultimo “pilastro” il corpo viene sciacquato molto bene per togliere ogni granello di argilla e spesso si accede ad una doccia preventiva per preparare la cute al successivo massaggio.

Argan, questo il nome dell’ultimo passaggio che è in pratica un massaggio totale con l’utilizzo di questo capolavoro della natura che è l’olio di Argan.


L’Argan è un olio vegetale estratto dai semi dell’albero Argania Spinosa che cresce nelle zone desertiche del sud-ovest del Marocco.

Viene estratto con un procedimento ancora per molti versi manuale attraverso la spremitura a freddo dei semi contenuti nei suoi frutti.

È un olio ricchissimo dalle proprietà riconosciute da centinaia di anni.

Principalmente migliora l'idratazione della pelle e, conseguentemente aumenta le sue difese e la sua elasticità.

Possiede proprietà emollienti e ammorbidenti, idratanti ed elasticizzanti.

Da sempre è utilizzato come rimedio contro le rughe non solo del viso, come antietà e contro la secchezza cutanea.

È usato per prevenire le smagliature della pelle e per ammorbidire la cute dell’addome durante la gravidanza.

L’olio di Argan è davvero un ingrediente ricchissimo per la salute della nostra pelle,
nel rituale Hammam è la degna conclusione di questo meraviglioso trattamento che non ha paragone con nessun altro in nessuna cultura.

Possiamo azzardare che le popolazioni sahariane, luogo tanto aspro, duro e inospitale, abbiano fatto nascere questo rituale, mettendo insieme il meglio per la loro salute e il loro benessere utilizzando prodotti che solo la loro terra tanto aspra, dura e inospitale gli ha regalato



Come tutte le tecniche naturali, anche il rituale Hammam è prevalentemente utilizzato come prevenzione.

La nostra cute, come tutto il nostro corpo, va curata costantemente e il suo utilizzo dovrebbe essere costante.

Ogni mattina noi usiamo la nostra routine per il nostro benessere, è una ottima abitudine aggiungere mensilmente un trattamento Hammam, la vostra cute vi ringrazierà.

Voglio terminare con le parole che pronuncia la principessa Sherazade nelle “Mille e una Notte”:

“La città non sarà veramente perfetta
se non il giorno in cui avrà il suo "HAMMAM"

A presto e Buona Vita
e buon HAMMAM


Se hai domande o vuoi prenotare il tuo rituale cercami Qui

 

martedì 19 luglio 2022

HOT STONE MASSAGE

 


Fra i molti trattamenti considerati a buona ragione “Olistici” si possono annoverare massaggi con una lunga storia e radici antiche come invece alcuni assolutamente attuali e nati da pochi decenni, uno per tutti il Californiano che come sappiamo è stato creato per la riabilitazione psicofisica dei reduci della guerra in Viet-Nam questo nei primi anni 80.

In questo post parleremo di uno degli ultimi massaggi che è stato codificato raccogliendo tecniche e filosofie molto antiche, stiamo parlando dell’ Hot Stone Massage.          

Prima di addentraci nella conoscenza precisa di questo bellissimo massaggio dobbiamo chiederci quando è consigliato utilizzarlo.


Vedremo alla fine di questo articolo come possiamo usarlo in campo sportivo con le pietre fredde ma soprattutto utilizzando il calore è un ottimo trattamento antistress, utilizzato in casi di depressione e addirittura per alleviare gli attacchi di panico.

Alcuni casi di fibromialgia sono migliorati come anche problematiche di endometriosi, lavorando esclusivamente in ambito energetico nel riequilibrio dei Chakra.

Cattiva digestione e stitichezza hanno nell’Hot Stone un grande aiuto, il massaggio addominale è parte integrante e importante in questo trattamento.

Ancora tantissime altre problematiche trovano sostegno e supporto se non soluzione spesso in poche sedute

Ovviamente il nome ne dice la sua caratteristica particolare ovvero il massaggio con le pietre calde, questo tuttavia non rende giustizia al trattamento perché pur sapendo che è stato ideato nei primi anni 90 da Mary Hannigan Nelson, una massaggiatrice americana, oggi sappiamo bene che questa tecnica affonda le sue più lunghe radici addirittura nel 3500 a.C nella civiltà sumera in alcuni scritti che riguardano proprio l’utilizzo di gemme preziose, mentre nel 1500 a.C. nel papiro di Ebers si trovano molte indicazioni sull’uso di pietre e cristalli sempre a scopo terapeutico.

Certamente le culture relativamente più vicine al nostro tempo e tutt’ora esistenti come quella indiana o cinese ci raccontano tantissime cose al riguardo di trattamenti corporei sia curativi che estetici con l’uso di pietre calde.

In oriente era diffusissima la cura con le “pietre bollite” sicuramente antesignano dell’attuale Hot Stone dove le pietre erano avvolte da stoffe o pelli e appoggiate sul corpo del ricevente.

In India dove la Medicina Ayurvedica ci ha lasciato tantissime testimonianze della sua profonda conoscenza di tecniche curative naturali possiamo leggere in uno dei suoi libri più antichi, il Charaka Samhita, che è il testo più antico della medicina e della filosofia Ayurvedica, come le pietre venissero scaldate in oli medicati con erbe aromatiche per poi essere appoggiate o strofinate sulla cute dei pazienti coadiuvati da rituali particolari di guarigione.


Sappiamo come in molte zone dell’Africa questa cura venisse utilizzata comunemente, come anche fra i primi abitanti delle Hawaii molto attenti alla natura e ai suoi doni.

La natura vulcanica di questa terra procurò, forse per la prima volta, la stessa tipologia di pietre che ancora oggi viene utilizzata nell’Hot stone ovvero le pietre basaltiche di origine vulcanica per la loro capacità di trattenere il calore e di rilasciarlo gradatamente.

Più recentemente, “soltanto” 2000 anni fa, possiamo trovare le pietre calde nelle terme Romane assieme ad altre tecniche di derivazione orientale come le coppette in terracotta e altre ancora che ai nostri occhi moderni ci fanno storcere il naso come l’uso comune delle sanguisughe che a onor del vero sono state usate ancora nei primi decenni del secolo scorso.

Un’altra cultura che utilizzava le pietre calde è stata quella dei nativi americani del popolo Navajo situato nell’attuale stato dell’Arizona.

Purtroppo di questo grande popolo non sappiamo molto delle sue cure e della sua medicina proprio a causa della tradizione orale che veniva usata.

Come molte altre culture, sud americana, aleutina, boscimane e altre ancora, anche quella nativa americana è stata annientata e avendo solo pochi disegni su strumenti e pelli usate in riti sciamanici ci si deve affidare ai ricordi di pochi che faticosamente stanno cercando di non far scomparire così tanta sapienza.

Probabilmente fu proprio questa popolazione, o meglio quei pochi rimasti, che diede l’intuizione alla signora Nelson abitante proprio in quella terra, di questo nuovo trattamento, tant’è che all’inizio questa tecnica era conosciuta come “healing stone - le pietre guaritrici” di chiara derivazione pellerossa.

Anche senza utilizzare precisamente le pietre, nella nostra cultura contadina spesso si utilizzavano i mattoni riscaldati sulle stufe a legna per alleviare gli stessi problemi muscolari o artrosici. 

Per venire ai nostri giorni troviamo questo trattamento in moltissime Spa e centri massaggio in tutto il mondo.

L’ Hot Stone Massage ormai è diventato uno dei must in campo olistico e qualsiasi scuola di massaggio ne organizza un corso, se non addirittura on line, di questa tecnica.

Certamente il massaggio con le pietre calde non ha grande difficoltà di esecuzione soprattutto, dovendo usare fornetto, cucchiaio e pinza di legno, magari oli essenziali, cristalli o pietre dure semipreziose, è molto coreografico a tutto vantaggio dell’atmosfera della Spa o del centro.

In realtà anche il massaggio Hot Stone come la chitarra è molto facile suonarlo…male.

Non è sufficiente scaldare e appoggiare le pietre -seppur acquistate nei kit appositi- sulla pelle di una persona.

Tanto per cominciare, dove le appoggio? Quante ne appoggio? Come le maneggio? Le tengo ferme o le faccio scivolare sulla cute? E se le faccio scivolare, velocemente o meno e se premo, premo deciso o leggermente?

Come ho detto queste considerazioni sono solo l’inizio perché poi abbiamo ancora la temperatura, e sappiamo anche che possiamo eseguire questo trattamento con pietre fredde addirittura ghiacciate.

Già solo queste variabili ci fanno capire che proprio semplice magari l’Hot Stone non è, e come per qualsiasi altro trattamento si deve partire avendo ben chiaro l’obiettivo a cui tendo, perché devo fare Hot Stone? Cosa serve? Perché scelgo questo trattamento anziché un altro?

Con queste domande ben chiare in testa possiamo iniziare a capire meglio gli scopi dell’Hot Stone Massage.

Ogni volta che ci sottoponiamo ad un trattamento o ad un massaggio la cosa fondamentale è il colloquio con il cliente, chi dovrà eseguire deve conoscere molto bene la persona che tratterà e avere ben chiaro ciò che ci si prefigge, relax psicofisico, rilassamento muscolare, drenaggio linfatico, circolatorio e altro ancora.

Questo possiamo considerarlo come obiettivo ma non possiamo scordarci delle variabili umane ovvero la persona su cui agiremo è giovane, anziana, vivace, depressa, palestrata o meno e moltissime altre variabili, vorrei dire tante quante sono le persone che vengono in studio.

Sarebbe bello finisse qui e invece si possono incontrare persone che non amano scoprirsi oppure che le pietre calde la infastidiscono o ancora che non credono minimamente alle proprietà benefiche di questa tecnica.

Per il momento abbiamo solo trattato di problematiche legate alla muscolatura o alle articolazioni su cui l’Hot Stone Massage porta innumerevoli benefici ma non abbiamo neppure sfiorato l’altra grande possibilità che ci è offerta ovvero il lavoro energetico emozionale.

Qui si apre un capitolo enorme.

Già, che differenza ci può essere in una manualità del massaggio, per esempio una semplice frizione, eseguita con il palmo della mano oppure con lo stesso palmo che spinge e preme una pietra basaltica?

Si potrebbe pensare in prima battuta che la pietra, essendo estremamente dura, possa creare molto fastidio al ricevente a differenza di una mano che invece è morbida, accogliente e che si adatta alla forma su cui lavora.

Effettivamente la pietra deve essere usata solo in alcune parti, evitando salienze ossee o articolazioni.

Per capire bene la differenza dobbiamo analizzare profondamente questo oggetto, la pietra basaltica.

Questa pietra si è formata anticamente nelle profondità della terra e attraverso enormi energie si è spostata attraverso il magma terreste all’interno della camera eruttiva di un vulcano attivo e quindi riversata all’esterno sotto forma di lava.

Nel tempo questa lava si è raffreddata dando origine alla materia di cui è composta la nostra pietra.

Iniziamo a comprendere che stiamo lavorando con un materiale secolare e come questo racchiuda in sé energie e memorie infinite.

Stiamo usando una pietra con una frequenza e quindi una vibrazione che ci riconduce agli albori della nostra terra, quando noi, come sapiens, eravamo solo un progetto.

La scelta di questo materiale credo che all’inizio fosse dovuto esclusivamente alla sua capacità di trattenere a lungo il calore e di rilasciarlo lentamente, solo in seguito ci si accorse della forte valenza energetica della pietra lavica.

Oggi possiamo acquistare dei kit di pietre lavorate e lucidate, quasi sempre a forma di saponetta di diverse dimensioni per adattarle meglio alle varie strutture corporee, in rete ne troviamo moltissime.

Una buona regola sarebbe quella di conoscere il luogo da dove sono state raccolte semplicemente per sapere con quale parte della terra sto lavorando, un’isola vulcanica, il fondale oceanico, una pietra islandese? Fondamentalmente non cambia molto, alla fine tutto si riconduce al magma terrestre ma è piacevole sapere il luogo di “nascita” del nostro materiale.

Senza depredare le nostre coste nelle nostre isole vulcaniche, possiamo trovare questi “sassi” a cielo aperto e qui si apre un altro grande capitolo, ovvero se la pietra basaltica ha una sua vibrazione, la pietra verde che trovo in un torrente di montagna ne avrà un’altra e quindi sul corpo del mio cliente funzionerà in modo differente.

Quanta ricerca dobbiamo ancora fare, quanto è aperto il mondo olistico, forse non finiremo mai di provare e cercare e sperimentare e questo, credetemi, è meraviglioso.

Ci eravamo fermati alla scoperta della vibrazione e della frequenza delle pietre laviche, ma a ben vedere alcuni punti del nostro corpo sono particolarmente attivi dal punto di vista vibrazionale e mi sto riferendo ovviamente ai nostri Chakra.

I nostri 7 vortici energetici, con il loro senso di rotazione, il loro colore, il loro Mantra, la loro frequenza e il loro carattere.

Certamente sappiamo che ad ogni Chakra corrisponde una pietra dura o cristallo, tuttavia se nelle nostre passeggiate nella natura ci capita di trovare in un ruscello, una di queste belle pietre magari arrotondata e levigata da secoli di scorrimento dell’acqua e meglio ancora di quella qualità di pietra verde che in alcune valli è stata chiamata la Giada italiana e, dopo averla ripulita e lasciata al sole per qualche tempo, perché non possiamo utilizzarla sul petto o sulla schiena in corrispondenza del 4° Chakra Anahata, il Chakra del Cuore.

Certamente non rilascerà il calore così bene come il basalto ma la vibrazione del colore sarà certamente sinergico con questo Vortice.

Questo modo di ragionare lo possiamo applicare ad ogni Chakra, non solo ma possiamo usare in sinergia con le pietre qualsiasi altro strumento che ci possa aiutare nel riequilibrio di questi punti, mi riferisco ai diapason o alle campane tibetane, come agli oli essenziali o ai fiori di Bach.

Quante energie possiamo far passare attraverso queste pietre, è infinito il loro campo di azione come anche la nostra manualità, rotazioni, sfregamenti, frizioni o sfioramenti su tutte le parti morbide del nostro corpo e con molta attenzione anche sul viso, sulle mani e sui piedi con grandi effetti sia di rilassamento che di rivitalizzazione.

Le pietre laviche sono un grande dono della natura che dobbiamo imparare ad utilizzare bene per la nostra salute e il nostro benessere.

Finora abbiamo trattato di pietre basaltiche calde, dobbiamo pensare che in campo olistico tutto ha una dualità e anche il massaggio con le pietre non esula da questa regola fondamentale.


Benché siano utilizzate molto raramente le pietre fredde hanno un loro utilizzo nel massaggio soprattutto in quei casi dove il calore rischierebbe di fare danni, mi riferisco a problematiche circolatorie con capillari o peggio varici esposte.

Anche di fronte a traumi muscolari recenti, intendendo colpi ricevuti magari in ambito sportivo dove il freddo ha un suo preciso scopo anestetizzante, un breve massaggio con pietre fredde è assolutamente indicato.

Per questo particolare trattamento normalmente si utilizzano pietre di marmo e fra le tantissime qualità di questa pietra, quelle che sono da preferire sono quelle chiare e senza venature, noi siamo fortunati ad avere nella meravigliosa Lunigiana un marmo che tutto il mondo ci invidia che è quello di Carrara perfetto anche per il Cold Stone Massage.

Abbiamo capito quindi, che l’Hot Stone Massage è davvero ben di più di un semplice trattamento coreografico, ha molto molto altro da offrire e sono certo molto altro ancora da scoprire.

E se andiamo per sentieri a fianco dei nostri meravigliosi torrenti o a passeggiare lungo le nostre altrettanto bellissime spiagge, allarghiamo le nostre percezioni, magari vediamo proprio quella pietra immobile da eoni che ci stava aspettando proprio perché noi potessimo riscaldarla e portare beneficio ad un nostro amico.

Trasformiamo un comune sasso in un Healing Stone.

 

Perché no!

 

A presto e Buona Vita


Per qualsiasi informazione mi trovi QUI 

 

 

 

mercoledì 22 settembre 2021

SAHASRARA CHAKRA Settimo Chakra Chakra Corona

 


Ultimo Chakra, detto Chakra CORONA, lo troviamo alla sommità della calotta cranica e anche appena sopra, il Chakra dai mille volti o il Loto dai mille petali.

Aprendo e fiorendo, questo Chakra ci conduce alla parte più alta e spirituale della nostra energia, è il Chakra dell’illuminazione.

Raggiungere questo livello presume che gli altri sei siano in equilibrio e pienamente funzionanti, la base deve essere solida per permettere al settimo di funzionare a dovere.

Al raggiungimento di questo stato le cose terrene sono diventate relative e tutto è in funzione del collegamento con lo Spirito.

Molte dottrine asseriscono che l’apertura del SAHASRARA Chakra comporti l’abbandono totale della materia, questo non è possibile, anzi è vero il contrario non possiamo raggiungere questa potente crescita spirituale senza radici profonde e ben radicate.

Tutto il lavoro fatto in precedenza ora trova la sua ragion vera in questo viaggio trascendentale dove tutto si compie e tutto si illumina.

Non solo ci porta a contatto con il Divino ma ci fa comprendere la nostra Divinità, il nostro essere Sacro immerso nella Infinita Sacralità del Divino.

Ovvio pensare che per toccare queste vette dobbiamo permetterci un distacco, una liberazione vorrei dire, che permetta questa espansione della coscienza.

Questo non significa che le nostre cose terrene, in primo luogo il nostro Ego, debbano sparire ma devono espandersi e quasi prendere altre forme, anch’esse dovranno comprendere, capire o intuire, l’universalità del Tutto.

A noi, come esseri umani finiti, è difficilissimo se non impossibile comprendere l’Infinito, mentre è proprio questo che succede all’aperture del SAHASRARA Chakra, una comprensione, anche solo momentanea, dell’Uno.

Pensiamo alla rappresentazione grafica del Tao, al cerchio in cui sono iscritte le due parti bianche e nere contenenti a loro volta un cerchietto del colore opposto, questa è una rappresentazione duale del Tutto, dell’Uno Infinito, ora non ne abbiamo più bisogno perché la nostra coscienza riesce a comprenderne appieno la trascendenza e quindi l’Infinito.

La realizzazione di questo non è stabile e anzi sempre di breve durata, si fa spesso il paragone dell’alpinista che impiega settimane per giungere in vetta ad una cima e una volta raggiunta vi sosta pochi istanti per tornare immediatamente a valle.

La fioritura del settimo Chakra, come di ogni altro comunque, è la stessa cosa, si deve tornare ai vortici precedenti che in questo modo possono essere vissuti appieno nelle loro potenzialità perchè rivisitate nell’ottica della piena realizzazione della nostra coscienza in un continuo viaggio di creazione e riequilibrio per renderci sempre più liberi e pronti ad immergerci nell’Infinito stesso.



SAHARARA ha il viola e il bianco come colori dominanti e il Pensiero è il suo elemento dominante.

Corrisponde ai verbi sapere e Conoscere in ogni loro declinazione e il suo mantra come il sesto Chakra è la OM, alcune scuole vogliono questo mantra recitato come AUM. Il suono vocalico a labbra socchiuse è Nngg.

A differenza degli altri 6 Chakra il settimo ha ancora una caratteristica molto particolare ed importante che lo contraddistingue, ovvero non è sostenuto dai due Nadi IDA e PINGALA ma solo da SUSHUMNA, il Nadi centrale che contiene la KUNDALINI, come a sottolineare il distacco dalla parte terrena a cui rimane tuttavia legato e da esso sostenuto e spinto verso l’alto come uno stiletto, la punta di una lancia rivolta e protesa all’Infinito.

Il viaggio, seppur breve, attraverso i Chakra lo interrompo qui, li riprenderemo nella parte dedicata alle manualità del Mantra Massage dove la recita dei loro Mantra dedicati sarà abbinata ad un preciso tocco.

 

Buona Vita 

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AJNA CHAKRA Sesto Chakra

 


Eccoci di fronte all’ ultimo Chakra pienamente corporeo, stiamo raggiungendo la pienezza.

AJNA CHAKRA o Chakra della Fronte detto anche “Terzo Occhio” significa letteralmente “COMPRENDERE” nel senso di capire l’essenza di ciò che vediamo.

La sua posizione al centro della fronte sopra la linea che passa fra le sopracciglia ci fa comprendere come possa essere intimamente collegato alla Vista.

Nella nostra vita normale questo senso è fondamentale, ci permette di muoverci nello spazio e di usare mezzi o strumenti fondamentali per la nostra sussistenza, di cibarci e di procurarci ogni cosa di cui necessitiamo.

Questo ruolo è limitante se visto esclusivamente nelle sue funzioni fisiche, al contrario diventa infinitamente grande se apriamo questo Terzo Occhio all’Infinito.

Ogni cosa, avvenimento, emozione o vibrazione che vediamo o percepiamo ha la possibilità di essere rielaborata ad un altro livello di coscienza e per questo aiutarci nel nostro cammino.

Quasi come se lo stesso avvenimento fosse visto da infinite prospettive differenti dove
ognuna di queste ci indicasse una nuova via di apprendimento.



Se nel precedente Chakra abbiamo potuto “Esprimere” nel sesto usiamo questa espressività con una ragione nuova, con un contenuto nuovo, con uno “SGUARDO” nuovo, possiamo andare oltre ai condizionamenti e alle false immagini che ci vengono costantemente proposte riuscendone a “comprendere” finalmente il loro vero significato.

Possiamo dire che AJNA CHAKRA ci fa vedere, porta alla luce ciò che è in ombra, possiamo ancora pensare di trascendere le condizioni umane in altre superiori avvicinandoci all’energia dell’Infinito.

L’elemento collegato a questo Chakra è ovviamente la luce, mentre il suo colore è l’indaco.

Il verbo che lo guida è “vedere” o intuire ed è il primo Chakra che non è collegato a nessun senso proprio perché la sua parte intuitiva lo rende legato per la prima volta al sovrannaturale al famoso sesto senso.

Il suo Mantra è potente, si tratta della sillaba creatrice “OM” mentre la sua vocale è “Mmmm” a bocca chiusa e come per il suo Mantra fatto risuonare nella parte alta del naso rivolgendolo proprio verso il terzo occhio.

 

Buona Vita 

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VISHUDDA CHAKRA Quinto Chakra


 

Il quinto Chakra apre definitivamente la porta delle energie superiori, distaccate sempre più dalle cose terrene e dai corpi materiali per addentrarci invece in forme eteree ed energie sottili.

Il VISHUDDA Chakra, il cui nome indica “purificazione” è il Chakra della gola, legato quindi alla parola, al suono, alle vibrazioni e di conseguenza alla comunicazione e alla espressività.

Possiamo dire che questo Chakra sia il regno di tutto ciò che porta alla conoscenza nelle sue innumerevoli forme proprio per il suo legame fortissimo con la comunicazione.

La persona che riesce a comunicare bene, quindi ad esprimere le proprie idee o arti o emozioni o stati d’animo è certamente una persona che si conosce profondamente e che è libero nella sua intimità più profonda tanto da essere altrettanto libero di esternare questa sua intima conoscenza.

Ancora di più, è una persona che innanzitutto “conosce” nel senso vero della parola cioè ha fatto esperienza e questa esperienza può comunicarla ed è in grado di farlo.

Possiamo dire che questo tipo di conoscenza è una esperienza di Verità spesso
travalicante la razionalità umana.

È proprio questa la bellezza, vorrei dire la magnificenza di VISHUDDA CHAKRA la capacita e l’affermazione del diritto di vivere nella Verità di percepire e trasmettere la Verità.


Il quinto Chakra è un livello di coscienza raggiungibile ma già non per tutti.

Se pensiamo alla comunicazione viene immediato pensare alla voce come mezzo primario di espressione e quindi al suono e alla sua vibrazione che è la base di ogni Mantra, questo è per noi che lavoriamo proprio con i Mantra il Primo Chakra, quello in cui per la prima volta incontriamo l’Energia in questa forma, dove la Vibrazione entra potentemente in gioco, dove i mantra che abbiamo incontrato finora iniziano ad essere compresi nella loro importante valenza energetica.

Solo ora possiamo comprendere la strada che hanno contrassegnato i LAM VAM RAM YAM che hanno risuonato sul nostro corpo durante il KUNDALINI MANTRA.

La parola è il mezzo più comune e più semplice di comunicare, tuttavia qualsiasi modalità possiamo utilizzare per esprimere le nostre emozioni attraversano il VISHUDDA CHAKRA, che sia una forma di arte figurativa, corporea, sonora o scritta sempre è espressione mediata dal quinto Chakra.

Quando questo vortica è equilibrato e fiorito rende capaci di trovare il nostro modo personale di espressione, differente da ogni altra Anima vivente in quanto unica e irripetibile.

Come detto lo troviamo nella gola fra la settima vertebra cervicale e la prima toracica e anteriormente appena sopra il manubrio sternale, per capirci fra le due clavicole e la loro articolazione con lo sterno.

Come tutti i Chakra dispari la sua rotazione è sinistrorsa ovvero antioraria e ovviamente è legato al suono al senso dell’udito all’affermazione del verbo Essere in tutte le sue declinazioni.

Il suo Mantra è HAM e il suo vocalizzo è Liiii

 

Buona Vita 

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ANAHATA CHAKRA Quarto Chakra



ANAHATA Il Chakra del CUORE, qui iniziamo il viaggio verso altre sostanze, verso i mondi delle ALTE ENERGIE.

Il significato letterale d ANAHATA è “Il Distaccato” ed esprime la capacità della persona di potersi relazionare con Amore incondizionato alle altre persone.

Nei precedenti tre Chakra abbiamo assistito ad una crescita individuale e personale in questo iniziamo l’apertura verso l’esterno e quindi alla nostra possibilità di amare ed essere amati da tutto ciò che ci circonda senza limiti ne barriere né di condizione sociale, né di razzane di orientamento sessuale.

Quando parliamo della qualità dell’Amore di ANAHATA CHAKRA dobbiamo pensare all’Immensità del Divino, dell’Infinito.

Più facilmente possiamo anche riconoscere nell’energia di questo Chakra la nostra affermazione sociale che ci permette di avere un nostro personale posto all’interno del luogo in cui viviamo e in questo la possibilità di crescere ed affermarci.

Quando ANAHATA è in equilibrio ed è fiorito le nostre relazioni sono aperte ad ogni esperienza e ognuna di esse è una nuova connessione con un’altra anima.

In questo contesto ogni apertura all’esterno è fonte di crescita, addirittura una eventuale separazione momentanea con una persona potrebbe dar luogo ad un aumento di livello di coscienza se questo distacco diventa utile e di supporto alla libertà di rinnovamento senza blocchi o chiusure.

Allo stesso modo la paura del rifiuto o della non accettazione da parte della società o anche solo di una persona singola con cui non riusciamo ad entrare in empatia può ritardarne l’apertura e creare dentro di noi una sorta di dolore che non permette il libero fluire di questa energia.




Essere rifiutati abbassa la nostra autostima e lo sforzo per la nostra realizzazione diventa oltremodo faticoso, soprattutto in relazione al quarto Chakra che è il primo con l’energia rivolta all’esterno e quindi la base per la nostra crescita spirituale.

È immediato pensare che ferite in campo affettivo, soprattutto, ma comunque emozionali di qualsiasi genere portino ad una chiusura generalizzata verso “l’esterno” in modo da non soffrire troppo e poterci così “curare le ferite”.

ANAHATA è considerato il “Chakra del Cuore” e lo troviamo fra la quarta e la quinta vertebra toracica e sul petto al centro dello sterno nella linea che passa per i capezzoli.

Come tutti i Chakra pari, la sua rotazione è destrorsa, oraria per essere più chiari.

È legato all’elemento Aria e al colore verde, al senso del tatto e al verbo Amare in tutte le sue forme e declinazioni.

Il suo cibo ideale è la verdura e probabilmente questo spiega, in parte almeno, la dieta vegetariana che spesso accompagna le persone che sono in un cammino di crescita a questi livelli.

Il Mantra di ANAHATA è Yam (pronunciato shyam) e il suo vocalizzo Ayyy.

 

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