Con questo post voglio iniziare una
serie di articoli riguardanti alcune preparazioni popolari della cultura contadina.
Sappiamo bene che anticamente la
figura del medico era ben differente da quella odierna e cure o rimedi
attingevano abbondantemente alla tradizione, a credenze se non addirittura a
pratiche pseudo magiche.
Le erbe, gli impiastri, cataplasmi e i beveroni erano normalità e pur avendo spesso un fondo di esattezza, non
erano certo paragonabili neppur lontanamente ai rimedi attuali.
Nell’ottica di una medicina meno
chimica e più rispettosa della persona malata più che della malattia, sono
andate formandosi molte discipline che tutt'ora sono conosciute e con un fondo
di verità scientifica indiscussa .
Ovviamente, in primis riconosciamo l’omeopatia
con un seguito di tutto rispetto come l’erboristeria e l’aromaterapia che negli
ultimi decenni hanno fatto passi da gigante.
Nel novero di queste cure e rimedi, un posto importante lo occupano i Fiori di Bach che, per la loro quasi incredibile modalità di produzione e al contrario la loro profondissima azione, mi hanno sempre affascinato.
Sappiamo ormai da tempo dell’azione
che queste semplicissime gocce possono avere sul nostro umore e addirittura sul
nostro carattere, eppure mai nessun rimedio è di così semplice preparazione.
Certo solo un medico sensitivo come Edward Bach poteva accorgersi delle differenti frequenze emesse dai fiori da lui usati e tradurli in rimedio, ma quello che stupisce è proprio il fatto che semplicemente mettendo queste sommità fiorite in un piatto di acqua per una notte e poi filtrando, si possa ottenere un prodotto curativo.
Questo è ciò che fece Bach e che in realtà potremmo fare tutti noi conoscendo le piante e utilizzando l’acqua possibilmente di fonte.
Non è mia intenzione dissertare su questi rimedi ma il preambolo era doveroso per introdurre invece la preparazione dell’ACQUA DI SAN GIOVANNI.
So di pubblicarla in ritardissimo per quest’anno, me ne sono ricordato solo ora, potrai prepararti per il prossimo anno.
Sì perché quest’acqua deve essere
preparata la sera del 23 giugno e filtrata il 24 mattina.
Il 24 giugno è una giornata da sempre considerata magica, tutte le culture e in particolare quella druidica, riconoscono in questa notte un cambio energetico importante, il solstizio, il cambio di stagione, tante sono le cose che fanno di questa notte un punto fermo dello scorrere dell’anno.
E in questa notte si raccolgono o si “caricano” di energia alcune preparazioni come proprio l’Acqua di San Giovanni.
La sua preparazione ricorda appunto i Fiori di Bach che peraltro sono nati ben dopo e che non mi stupirebbe l’avesse ispirati.
In pratica, nella giornata del 23 si devono raccogliere dei fiori selvatici che in questo periodo abbondano.
L’Iperico indubbiamente
essendo lui stesso L’Erba di San Giovanni detta anche Erba Scacciadiavoli, l’Achillea, l’Artemisia, la Camomilla, Papaveri e Fiordalisi, in questo periodo la campagna è un tripudio di colori e di profumi.
Per la preparazione non serve una gran quantità di fiori ma è preferibile la varietà, fiori diversi, energie differenti, raccogliendo le infiorescenze senza radici e se potete non strappate ma tagliate con una lama.
È vero che i Druidi usavano un falcetto d’oro, noi ci accontentiamo di una lama o una forbice di ceramica se proprio vogliamo fare i fighi.
In realtà tutto ciò che si può fare aiuta alla conservazione delle energie sottili racchiuse nei fiori e l’oro come la ceramica non ossidano il taglio e quindi conservano lo stelo da un decadimento repentino.
Voglio ricordare che sono sempre i dettagli a fare la differenza, voglio citare le parole di un fotografo che conobbi tanti anni fa, che parlando di riprese in studio un giorno mi disse: Ricordati che tutto ciò che NON si fa, SI VEDE ! e questa massima è applicabile direi a tutte le cose.
Tralasciando le super finezze, possiamo semplicemente tagliare le sommità fiorite deponendole in un cesto per non schiacciarle e tornati a casa le metteremo in un piatto grande senza sovrapporle e lo riempiremo di acqua.
Io uso piatti piani che mi permettono di esporre molti fiori in un minimo di acqua.
Se abbiamo raccolto troppi fiori, cosa da non fare mai, utilizzeremo più piatti e dopo averli preparati con cura e Amore li esporremo alla notte, in modo che si energizzino con la magia della notte stessa e della rugiada che ne sprigiona.
Nella mattinata del 24 si filtra in un colino meglio se di bamboo in quanto di fibra naturale o in alternativa, di plastica ma mai in assoluto quest’acqua deve toccare metallo.
Una volta filtrata la riporremo in barattoli di vetro meglio se scuri e li lasceremo al buio e al fresco come tutti questi preparati.
La tradizione vuole che sia un’acqua dalle molteplici proprietà alla stregua di una panacea, soprattutto verrebbe utilizzata a cucchiaini nei casi di perdita di tono, di malumori, oggi si parlerebbe di leggere depressioni, stress, stanchezza psicofisica.
Non è un medicinale e, vi prego, non parlatene con le persone di scienza che, a ragione, rischierebbero di schiantarsi dal ridere ma è bello fare queste cose e quindi tramandare riti e culture che altrimenti andrebbero perdute.
In ogni caso un paio di cucchiaini
di acqua non hanno mai fatto male a nessuno e certamente non questa Acqua,.
Se poi volete pensare che l’avete preparata voi, che voi avete raccolto i fiori in quel giorno lì, che avete fatto tutto con le vostre migliori intenzioni riversando tutto il vostro Amore su quei petali e su quell’acqua, magari recitando concentrati il vostro Mantra, in una notte in cui si muovono energie incredibili, bè non stupitevi se gli effetti si faranno vedere.
Se poi volete pensare che l’avete preparata voi, che voi avete raccolto i fiori in quel giorno lì, che avete fatto tutto con le vostre migliori intenzioni riversando tutto il vostro Amore su quei petali e su quell’acqua, magari recitando concentrati il vostro Mantra, in una notte in cui si muovono energie incredibili, bè non stupitevi se gli effetti si faranno vedere.
Buon
San Giovanni e Buona Vita