La
Bioelettrografia è un insieme di tecniche per fotografare i gas ionizzati
emessi dal nostro organismo.
Tutti prima o poi, abbiamo sentito parlare della Foto Kirlian
, soprattutto al riguardo della foto dell’Aura o della possibilità di visualizzare la nostra energia pranica.
Questa convinzione purtroppo è molto radicata ma non è esatta.
Per spiegare bene di cosa si tratta e a cosa può servire dobbiamo partire da parecchio lontano ed esattamente dalla fine del ‘700 ad opera del fisico Lichtemberg il quale scoprì che mettendo un oggetto qualsiasi all’interno di un campo elettrico, questo creava un alone colorato attorno a sé.
Famosi sono le sue “figure”, immagini di piatti con all’interno minerali polverizzati che assumevano svariate forme e colori se attraversate da campi elettrici di differenti potenze e tensioni.
Per
circa un secolo non si ebbero notizie di questa tecnica e fu solo alla fine
dell’800 che un altro fisico, dott. Navratil, battezzò questa tecnica come
“Elettrofotografia”.
A cavallo del secolo compare sulla scena scientifica l’ormai famoso Nikolai Tesla che studiando i campi elettromagnetici ad alta tensione e applicandoli al corpo umano, il suo in primis, riusciva ad illuminarlo, come fece svariate volte di fronte a ricercatori e scienziati.
Ma fu solo agli inizi del ventesimo secolo e nella sua prima metà che questo campo venne esplorato a fondo.
N. Yodko in Russia fece un numero elevatissimo di fotografie a vari oggetti e sostanze ricevendo molti riconoscimenti e fra l’altro fu il primo a fotografare le dita umane e a studiarne le immagini.
Dall’altra parte del mondo, in Brasile, Padre Landel de Morua ripercorre la strada di Yodko senza neppure conoscerlo, ma a differenza della scuola russa, i suoi studi rimasero sconosciuti al resto del mondo per moltissimo tempo.
La Russia al contrario sviluppo molte tecniche al riguardo, soprattutto grazie ai famosissimi coniugi Kirlian che portarono questa scienza ad essere conosciuta in tutto il mondo proprio con il loro nome.
A fine anni 70, in America, Konikiewicz definisce in modo scientifico la relazione fra i colori e le forme dell’immagine Kirlian e lo stato di salute / malattia del soggetto fotografato.
Fino a quel momento, pur avendo tantissimo materiale e prove la comunità scientifica non era concorde sui risultati ottenuti da questa tecnica e le sue correlazioni e fu proprio la scuola russa che nel professor K. Korotkov trovò la sua affermazione.
Possiamo dire che Konstantin Korotkov diede un impulso grandissimo alla ricerca e alla costruzione di nuove apparecchiature da poter addirittura stabilire la capacità terapeutica delle medicine somministrate ad un paziente in tempo reale e numerosissime altre applicazioni.
Sue
sono le apparecchiature denominate come: sistema
GDV/EPC (Gas Discharge
Visualisation/Electro Photon Capture) che
racchiudono nel loro nome l’esatta funzione di queste foto ovvero letteralmente
Visualizzazione della scarica del gas / Cattura di fotoni elettronici.
Finalmente sappiamo veramente cos’è la Foto Kirlian ovvero l’immagine fotografica dei gas emessi dal nostro corpo quando questo è attraversato da una corrente elettrica ad alta tensione.
La
storia della foto Kirlian non finisce qui, perché come
abbiamo detto prima, in Brasile si era sviluppata una ricerca da parte di Padre
Landel da Morua che in silenzio terminò le sue ricerche che non vennero
continuate da nessuno fino alla prima metà del secolo scorso quando questi
studi vennero ripresi e migliorati dal dottor Nelson Milhomens e
successivamente da sua moglie.
Fu proprio grazie a questa coppia che venne creato il termine di Bio Elettro Grafia che pur rifacendosi anche agli studi di K.Korotkov riuscì ad analizzare non solo il colore ma anche la forma che assumono questi gas ionizzati, definendo per ognuna di esse la correlazione con stati di malattia sia fisica che psichica.
Un’altra differenza notevole fra la scuola Russa e quella Brasiliana è l’utilizzo esclusivamente di immagini elettroniche da parte di Korotkov e di fotografie cartacee da parte di Milhomens.
Avendole usate entrambe, ho notato una grande differenza fra loro, intendo dire che le macchine GDV sono gestite esclusivamente da un processore elettronico e le immagini da lui registrate sono analizzate elettronicamente, mentre le immagini bioelettrografiche sono delle vere e proprie fotografie che devono essere interpretate dall’operatore stesso magari assieme alla persona “fotografata”.
A prima vista, l’utilizzo di foto cartacee al giorno d’oggi sembra anacronistico, tuttavia non c’è paragone con i risultati ottenuti.
In pratica per ottenere una immagine bioelettrografica, che ricordo è fatta solo sulle dita delle mani, dobbiamo appoggiare il nostro polpastrello direttamente sulla pellicola fotografica, la quale è appoggiata ad una piastrina di metallo in cui viene fatta passare una corrente elettrica ben precisa e in grado di ionizzare i gas emessi dalla nostra pelle.
Tutto il nostro corpo emette questi gas attraverso la perspirazione, un sistema empirico per capirlo è semplicemente mettendo la mano o un piede su di una superficie scura, vedremo immediatamente comparire un alone attorno alla zona di contatto.
La ionizzazione di questi gas emette luce sotto forma di fotoni che riescono ad impressionare la pellicola fotografica su cui appoggia il nostro dito.
Con il normale processo di sviluppo e stampa del rullino avremo la nostra immagine bioelettrografica che tra l’altro è bellissima da vedere, ricchissima di colori e sfumature che non avremo mai immaginato.
Attraverso la loro analisi possiamo letteralmente leggere vari stati di alterazione della salute come intossicazioni, infiammazioni, infezioni, allergie, depressioni, stress, come anche alterazioni della personalità.
Possiamo davvero ringraziare i coniugi Milhomens per averci dato questa tecnica così tanto sconosciuta quanto semplice e utile.
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