La Moxa
è ormai a buon diritto entrata nelle pratiche olistiche degli ultimi decenni è,
in sintesi, una tecnica basata sul riscaldamento cutaneo in corrispondenza dei
punti di agopuntura .
Per l’esattezza
dovemmo chiamare Moxibustione la tecnica e Moxa lo strumento per eseguirla ma
ormai posso dire che questi due termini si equivalgono.
Esattamente
si tratta dell’utilizzo di un’erba molto comune -Artemisia vulgaris- che è
reperibile in tutta Europa e in Asia nei climi temperati.
Ogni luogo
ha la propria sottospecie tant’è che quando la moxa comparve in occidente si
parlava solo di Artemisia Cinensis di chiara provenienza cinese dove la moxa nacque
millenni or sono assieme alla medicina cinese e all’agopuntura.
La tradizione
vuole che l’erba venga raccolta la notte di S. Giovanni in pratica al solstizio
d’estate.
Questa
notte è davvero particolare in erboristeria, sono tantissime le piante che si
raccolgono in quella notte, è chiaro che le energie sono differenti e le piante
ne risentono regalandoci tutte le loro proprietà terapeutiche in abbondanza.
Dopo
una essiccatura all’ombra e all’aria viene triturata cercando di evitare il
contatto con strumenti o contenitori di metallo ferroso ( il falcetto d’oro dei
Druidi non era casuale).
L’Artemisia
è un’erba molto fibrosa e triturandola si ottiene una massa molto
lanosa-stopposa che viene poi confezionata, per pressatura, sotto forma di
palline, coni o bastoncini tipo sigari di una ventina di centimetri di
lunghezza e circa 2 di diametro.
Le prime
due forme vengono posizionate direttamente sulla cute in corrispondenza di
punti ben precisi di agopuntura e accesi, lasciandoli consumare per pochi
minuti, ovviamente vengono tolti quando il calore diventa insopportabile.
In molti
casi si è riscontrata una sinergia molto importante con la pianta dell’aglio ( Allium Sativum) che viene utilizzata
tagliano a dischetti di circa 2 millimetri di spessore e interposti tra la cute
e l’erba in modo da evitare il contatto diretto dell’artemisia ma anche
utilizzando i principi attivi dell’aglio.
Lo
stesso viene fatto con il tubero dello zenzero ( Zingiber Officinalis) che viene
utilizzato soprattutto per la tonificazione energetica dei punti su cui è
applicato.
Queste due
ultime tecniche sono relative alla moxibustione giapponese che utilizza molto
di più la somministrazione di calore su punti ben precisi della mappa di agopuntura,
mentre la moxibustione cinese predilige la somministrazione di calore su zone
più estese.
L’uso
più comune della Moxa resta tuttavia il sigaro, per praticità, sicurezza ma
anche e soprattutto per la possibilità di utilizzare questo calore su parti
molto estese della cute.
Con i
sigari possiamo effettivamente agire su zone intere spostandoci lentamente con
il sigaro lungo i meridiani energetici come sulla muscolatura.
La scelta
dell’Artemisia non è casuale ma sicuramente dettata in principio da sperimentazione
diretta e intuizione dei terapisti dell’epoca ma oggi, con altri strumenti a
disposizione sappiamo che il calore fornito dalla brace di Artemisia ha una
frequenza infrarossa capace di penetrare nella cute umana molto più a fondo di
altre sostanze senza causare problemi .
Per esempio
non è possibile utilizzare le braci di rametti di legno o peggio ancora il
tabacco perché hanno un calore totalmente differente.
Il calore
della moxa, secondo l’uso che se ne fa può passare dall’acuto, come la puntura
di uno spillo, al morbido e “largo” come un panno molto caldo.
Oggi
sono prodotti dei sigari particolari detti “senza fumo” e addirittura delle
moxe elettriche che tentano di imitare il calore dell’artemisia, per quel che
mi riguarda non ne sono convinto, è vero che il fumo generato dalla moxa è
intenso e persistente negli ambienti tuttavia credo che nulla possa sostituirsi
alla natura.
Come
abbiamo detto la Moxa è utilizzata soprattutto sui punti e meridiani di
agopuntura, quindi le patologie su cui può intervenire la moxibustione sono le
stesse su cui interviene l’agopuntura, tuttavia possiamo utilizzare i sigari
anche fuori da questa tecnica e quindi si utilizza con successo sulla
muscolatura e sulle articolazioni in caso di artrite o di contratture, sulla sciatica
e cervicalgia.
Personalmente
ho riscontrato ottimi risultati nella sinusite e nei dolori mestruali.
So per
certo che in alcuni ospedali la moxa è utilizzata in ginecologia nei casi di
parto podalico con una percentuale altissima di successi che spesso sono
immediati durante il trattamento stesso, trattamento che deve essere effettuato
attorno alla 32°/34° settimana.
Viene utilizzata
spesso per tonificare l’organismo in caso di stanchezza prolungata come nella
depressione assieme ad altre pratiche olistiche, in andrologia e ginecologia
nei disturbi a carico della sfera sessuale.
La moxa
è molto versatile come trattamento, la praticità dei sigari permette un
utilizzo rapido in qualsiasi momento serva.
Avere qualche
sigaro in casa è una sicurezza contro tantissime cose, addirittura morsi di
insetti o zanzare, cose molto semplici, soprattutto come molte di queste
tecniche ha pochissime controindicazioni che possono essere riassunte in questo
specchietto:
· Ipertensione
arteriosa
· Età
, mai sotto i 7 anni
· Stati
febbrili in atto
· Problemi
cutanei, psoriasi, ferite
· Diabete
Attingere
alla sapienza antica attraverso strumenti semplici come la moxa da sempre molte
soddisfazioni, quando si usano questi sigari e si apre la mente a tutti quei
terapeuti che in millenni ne hanno codificato e affinato le tecniche l’uso, si
entra in un mondo differente, si attinge ad una sapienza antica, che si concentra
sulla nostra mano attraverso questo sigaro.
Buona
Vita
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